Una Caserma - Un reparto - Una storia
Firenze 2 Settembre 1989
A chi entri nell'ingresso del reparto maggiorità e comando nella caserma del 43° Battaglione Trasmissioni ''Abetone'' in Firenze si presenta un grande bassorilievo in grès raffigurante una stazione trasmittente. Il lavoro commissionato dal comandante del battaglione, tenente colonnello Giuseppe Paglialonga, è opera del giovane Andrea Ortuño che l'ha eseguita nel periodo del servizio militare presso quel reparto.
La scultura è costituita da una serie di formelle che già nella loro commettitura evocano l'idea di un reticolo tecnico, così una necessità costruttiva si trasforma bellamente in un valore estetico-visivo.
Sul fondo afferente all'immagine di uno spazio aereo, si impostano i simboli degli strumenti di trasmissione e figure di astri; con una distribuzione dei particolari che rivela nell'autore preparazione e intelligenza compositiva. Anche ad un osservatore profano e superficiale la composizione risulta suggestiva; nella calibratura divaricata dei dettagli che si alzano su un basamento di forma concava suggerisce come l'apertura di un fiore, l'idea di una navicella, di un apparato festoso; mercè la cosiddetta polisemia dell'arte per la quale l'oggetto estetico assume per chi guarda la capacità di suscitare impressioni ed emozioni pressoché infinite con la sua energia espressiva.
Ma anche e soprattutto ad un esame formale in sede di valutazione critica, cioè oltre ogni gratuita ipotesi o deduzione interpretativa, la struttura è sicuramente rispondente ai postulati che ne assicurano la validità artistica. L'impianto complessivo nella sua saldezza risponde al concetto di sinergismo, di interazione delle parti costitutive; si veda a mo' di esempio la corrispondenza del sole in alto a sinistra, con la forma semicircolare a destra; e ancora la calotta di sinistra con la sottile forma lunare in alto a destra. Si stabilisce così un equilibrio ponderale di masse e di vuoti, di forme e liberi spazi, di esatta armonia; e insieme nell'impressione di echeggiamento, di propagazione che estrinseca giustamente il senso di una trasmissione. Come in un moto lento e assiduo, vasto e solenne, potenziato stilisticamente dalla profilatura lineare dei cerchi che simulano le onde dell'etere, e dalla posizione a sghimbescio delle masse plastiche. Evidente la interrelazione dinamica del tutto con le parti e delle parti con il tutto: la stabilità dell'impianto si concilia con l'idea del movimento, la suggestione della potenza tecnica con l'agilità della funzione esplicata. Le forme, che presentano un'albedine misurata e meditata, emergono su un fondo saggiamente trattato nella modulazione cromatica. Cosparso di filamenti, colature, punteggiature minute, questo presenta l'aspetto di uno spazio vibrante; come per un brulicare e germinare di materia nebulare, cosmica, confacente all'idea di fondo. Il trattamento richiama il costume pittorico dell'action painting americana ( Pollock in particolare).
In sintesi un'opera moderna nella concezione; rivelatrice delle capacità ideative e formali di un giovane certamente promettente; considerata anche la complessità e la difficoltà del linguaggio coroplastico, in particolare dell'impiego del colore in tal campo: come attesta l'uso di colori ( rosa e viola ) di difficile realizzazione in ceramica.
Elvio Natali
Elvio Natali [Critico d'Arte, storico dell'arte]
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