Orfeo Chi?
metamorfosi di un mito
Lo specchio di Orfeo
Conosci te stesso – modera te stesso, queste erano in sostanza le parole scritte sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Nelle molteplici interpretazioni Orfeo è anche collegato ai misteri apollinei; si narra che sia il figlio di Apollo e quindi sia ritenuto ‘portatore’ dei segreti collegati alla genesi dell’uomo.
Se l’oracolo di Delfi pronuncio queste parole: ????? ??????, (Conosci te stesso in greco antico) che sono attribuite ad Apollo, si poteva supporre che attraverso la conoscenza di se (con moderazione e veicolata dai sacerdoti) si potesse risalire fino a Dio.
Orfeo e Euridice
Nel mito Orfeo raggiunge la sua sposa Euridice nell’Ade perché vuole strapparla dalla morte e salvarla, ma Persefone gli impone il vincolo, il divieto di non voltarsi mai a guardarla fino a quando non fossero usciti dagli inferi, ma ad un certo punto Orfeo si volta, e nel voltarsi la vede e così facendo, come era stato predetto, Euridice muore una seconda volta.
Orfeo si rende conto ad un certo punto, nel percorso simbolico della risalita dal Ade, dalla morte alla vita, che non può salvare Euridice; perché sa, si ricorda, o ha capito che l’esperienza della morte non può essere “vanificata” o “interrotta”, la morte è il completamento globale dell’esperienza della vita. Orfeo “si deve fidare” di Euridice che ha trascorso una “breve” vita terrena, ma sufficiente al raggiungimento pieno della sua consapevolezza di se con la morte. In realtà è il percorso della vita sino alla morte che nel mito greco viene “visto” al contrario: Come una morte iniziale che prosegue fino ad una rinascita finale. Nessuno può salvare nessuno, nessuno può fare l’esperienza al posto dell’altro. L’esperienza che la coscienza duale le ha fatto fare nella vita le permetterà nel momento della sua morte di vedere il riunificarsi della sua coscienza; in quel preciso istante come in un bagliore di luce Euridice vedrà svelato il mistero di Dio e il mistero di se.
La forma anthropom-orfica o forma androgina
Se l’universo della nostra realtà virtuale, olografica è duale, anche la nostra coscienza è duale: bianco - nero, alto - basso, pieno -vuoto, buono - cattivo, bene - male, maschio-femmina, ecc, ecc, ecc.
Le nostre coscienze sono state separate e come tutte le cose di questa realtà virtuale, sono sotto forma di dualismo per permettere alla coscienza di fare l’esperienza di se. Orfeo ci “esorta” a fare un percorso interiore, il risveglio della coscienza passa dal riconoscere che le nostre parti che compongono il nostro tutto sono state separate. Corpo, anima, mente e spirito non hanno “coscienza” della loro separazione, agiscono individualmente ignorandosi l’uno con l’altra.
Il ritorno all’unità attraverso il percorso di ricomposizione del se è un sentiero orfico che ci indica con il mito che il raggiungimento della coscienza è graduale, tramite il compimento dell’esperienza della vita con la morte.
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